
Le ultime elezioni regionali, per il
rinnovo del Consiglio della Regione Emilia-Romagna e Calabria, hanno confermato
la disaffezione alla politica da parte degli elettori con un astensionismo
record. Infatti solo
il 40 per cento degli aventi diritto è andato a votare. In particolare, in Emilia Romagna c’è stato un vero crollo
e il dato finale dei votanti si è fermato al 37,67 per cento, trenta punti
percentuali in meno rispetto alle precedenti regionali. Oltre a questo
tristissimo dato dobbiamo però sottolineare che questo voto ha incoronato
finalmente quelli che saranno i futuri protagonisti della vita politica del
nostro Paese.
Se da un parte c’è stata la conferma del
Partito Democratico, con la conquista di altre due regioni, nello schieramento
opposto, la Lega Nord ha raddoppiato in termini percentuali di voti il proprio consenso rispetto a Forza Italia. Due partiti guidati da due personaggi che
nulla hanno in comune. Sono diversi in tutto: uno gioca nella parte sinistra
del campo e l'altro nella parte destra; sono distanti nelle idee, con pensieri
diametralmente opposti; sono diversi anche nello stile, uno veste in camicia
bianca, l’altro con felpe personalizzate; hanno un diverso stile di parlare e comunicare.
Ma hanno due cose che li unisce: l’età anagrafica e il nome Matteo.
Uno fa di cognome Renzi e fa il premier, l'altro fa di cognome Salvini e ieri è stato incoronato dal voto popolare come il vero capo dell'opposizione.
Unico dubbio che potrebbe avere un distratto osservato e come i due “giovani” politici
siano cresciuti a pane e politica, avendo fatto solo questo nella loro vita. Ma
noi possiamo obiettare che in questo momento è un bene, perché
la recente storia ci ha insegnato che il politico improvvisato ha dimostrato solo poca preparazione, poca lungimiranza e non visione dell’insieme.