giovedì 23 maggio 2013

Strage di Capaci 21 anni dopo

Ore 17.56 del 23 maggio del 1992 cinque quintali di tritolo, collocati in un sottopassaggio dell'autostrada nei pressi dello svincolo di Capaci, venivano fatti deflagrare. Perdono la vita il giudice Falcone, la moglie e gli uomini della sua scorta.
Sono passati 21 anni dal quel fatidico 23 maggio, che segnò in modo indelebile la storia recente del nostro paese. Ma dopo tutti questi anni, commemorazioni o belle parole a parte, cosa è realmente rimasto dentro tutti noi, cosa è cambiato nella società italiana?
Per quella strage attualmente sono stati giudicati e condannati in primo grado e in appello i presunti assassini e mandanti della strage di Capaci. I vertici di Cosa Nostra sono stati decapitati. Ma ancora non sono stati definitivamente accertati i rapporti tra mafia e il cosiddetto «terzo livello», che genericamente si è riconosciuto nel mondo politico e finanziario.
Leggendo vari articoli sui giornali molti fanno appello all'insegnamento che quella strage dovrebbe dare alle nuove generazioni, dimenticando tutte quelle persone, che con le proprie coscienze e l’agire quotidiano hanno mandato avanti e vissuto questo paese fino ad oggi. Quindi quanto avvenuto dovrebbe essere soprattutto un monito a tutti noi a non sottrarci dalle nostre responsabilità.

Infatti come diceva Falcone, la mafia “è un fatto umano e come tale ha un inizio e avrà una fine, e questa deve essere combattuta impegnando tutte le forze migliori delle istituzioni”, perché, aggiungo, se lo Stato abbandona i propri figli, l’orfano troverà un nuovo padre adottivo, se lo Stato non tutela i propri cittadini, i cittadini troveranno altre forme di tutela. 

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