
Infatti i contribuenti potranno indicare i partiti ai quali destinare il proprio 2 per mille o dichiarare di voler devolvere quella quota allo Stato. Se non si traccerà nessuna “x” sulla dichiarazione dei redditi, questo sarà ripartito in modo proporzionale fra i partiti.
Il testo licenziato prevede che quest’anno i partiti riceveranno 91 milioni, che sarà tagliata del 40% nel 2014, del 50% nel 2015, del 60% nel 2016 e si azzererà nel 2017.
Altro aspetto all'esame del governo, quello relativo all'Agenzia del demanio che dovrà attivarsi per garantire a partiti e movimenti locali idonei all'attività politica nei capoluoghi di provincia.
Il bellicoso premier parla come di una vittoria la votazione raggiunta in consiglio dei ministri, omettendo quindi alcuni dettagli.
L'uomo qualunque si pone degli interrogativi e non riesce a capire perché non si è tagliato fin da subito il finanziamento pubblico ai partiti, mostrando la stessa forza e determinazione dei tecnici e parlamentari nella scorsa legislatura (...... ops erano gli stessi), quando hanno votato in trenta minuti la riforma delle pensioni, tagliato gli esodati, i finanziamenti alla ricerca e sanità massacrato la politica del lavoro, aumentato le tasse e la disoccupazione, distruggendo di fatto lo stato sociale. Infatti la preoccupazione e che fatto salvo i tre anni di contributi ai partiti, cosa succederà dopo? Conoscendo l'Italia come un paese dalla memoria corta, passato questo periodo, la paura e che si tornerà come adesso: ricordiamo le indicazione dei referendum di venti anni fa e cosa poi è stato recepito.
Quindi, per scongiurare tutto questo ed affamare la bestia, unica soluzione è quello di destinare i nostri soldini, nelle prossime dichiarazione dei redditi, ad enti o istituzioni che hanno altri scopi, come attività di ricerca, associazioni di volontariato o confessioni religiose.
Nessun commento:
Posta un commento