“La memoria di quella tragica notte e delle innocenti vittime del
disastro richiama il dovere di tutte le istituzioni di sostenere le indagini
tuttora in corso per accertare responsabilità – nazionali ed internazionali– rimaste coperte da inquietanti
opacità e ombre”. Queste non sono le parole di un pazzo visionario o di un militante
anti-sistema, ma di un uomo che presiede il Consiglio Superiore della
magistratura, comanda le Forze armate e presiede il Consiglio Supremo di difesa….ovvero
Il Presidente della Repubblica Italiana, alias Giorgio Napolitano. Occasione è
il 33esimo anniversario sulla strage di Ustica.
Era il
27 giugno del 1980, quando l'aereo di linea Douglas DC-9,
della compagnia aerea italiana Itavia decollato dall'Aeroporto di Bologna e diretto all'Aeroporto di Palermo, si squarciò in volo
all'improvviso e scomparve in mare nei pressi dell’isola di Ustica. Nell'evento
persero la vita tutti gli 81 occupanti dell'aereo.
Molte
le tesi sull'incidente che si sono susseguite, dal coinvolgimento
internazionale della Francia, della Libia e degli Usa, dal cedimento
strutturale o di un attentato terroristico provocato da un ordigno nella toilette del velivolo. Ma fin
da subito il mistero si infittisce sempre di più, da quando ci impegnano per
consegnare al Pubblico Ministero incaricato per le indagini i nastri delle
registrazioni della sequenza di volo, 26 giorni per quelli di Ciampino e 99 per
quelli di Marsala. Nel 2007 l'ex- presidente della Repubblica Cossiga, all'epoca della strage presidente del Consiglio, ha attribuito la responsabilità del disastro a un missile francese destinato ad abbattere un aereo su cui si sarebbe dovuto trovare il
dittatore libico Gheddafi, tesi poi confermata da parte della
Corte di Cassazione successivamente.
Che
strano Paese è il nostro, dove passando per Piazza Bologna, Capaci, le bombe
del ’93 al patrimonio culturale, ogni volta dobbiamo fare i conti con
omissioni, segreti, depistaggi, mai che un indagine porti alla luce il vero
colpevole e il suo mandante.
Ogni
volta parole sibilline di autorevoli autorità istituzionali, come in questo
caso, ci fanno capire che qualcuno sa, ma non può dire, che qualcuno è coinvolto,
ma non può essere accusato.
Riflessioni
che diventa sconcerto quando è proprio il Presidente della Repubblica a
scrivere:“….il
dovere di tutte le istituzioni di sostenere le indagini tuttora in corso per
accertare responsabilità – nazionali ed internazionali– rimaste coperte da inquietanti
opacità e ombre”. Parole
pesanti come macini soprattutto per un paese che dovrebbe essere una delle
democrazie avanzate europee, parole che in tempi passati erano una chiamata
alla guerra civile perché “ ….responsabilità nazionali ed internazionali,
rimaste coperte” hanno portano alla morte 81 innocenti.
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