giovedì 19 febbraio 2015

I barbari olandesi conquistano Roma

Dopo i gravi fatti avvenuti prima della partita di calcio di Europa League in Piazza di Spagna, dove si è scatenata una guerriglia urbana, con la devastazione della piazza e il danneggiamento della Barcaccia del Bernini da parte di alcuni tifosi della squadra olandese del Feyenoord, corre l'obbligo di porsi dei seri interrogativi su quanto avvenuto. Infatti molti di noi, esperti di calcio e non, era consapevole di quello che poteva avvenire, percependo chiaramente che le autorità preposte non stavano facendo un opera di prevenzione efficace. Ma tornando ai fatti di oggi, non si capisce perché i tifosi, o presunti tali, non siano stati raccolti in appositi  check point e perché non c'è stato un efficace controllo  preventivo. Infatti già nelle prime ore della giornata di ieri si vedevano tifosi olandesi ubriachi vagabondare per le strade del centro. Forse si poteva intervenire come hanno fatto un anno prima le forze di polizia e le autorità polacche nei confronti di alcuni tifosi romani in occasione di un'altra partita di Europa League, che per molto meno o non aver commesso nulla, li hanno manganellati, arrestati e lasciati marcire in prigione per molto tempo. Ma con il vento di guerra che spira dalla Libia, con i taglia gola dell'Isis ormai alle porte del Bel Paese, ci si aspettava più attenzione e non vedere l'inefficienza del sistema sicurezza in caso di attacco interno. Ora qualcuno ci spieghi gentilmente come lo Stato possa difendere le nostre coste, la nostra incolumità da possibili attacchi terroristici se nemmeno è capace di arginare alcune centinai di tifosi inebriati dall'alcool.

mercoledì 4 febbraio 2015

Il White Flower Pride democristiano

In questi giorni molti commentatori politici hanno lanciano l'allarme per il ritorno dei democristiani nella politica italiana. Infatti tutte quelle persone che la diaspora politica, tangentopoli e la persecuzione mediatica ha diviso e smembrato in partiti e partitini, si son ritrovati insieme per l’elezione del nuovo Presidente della Repubblica.
Mentre questa avveniva, in Parlamento si festeggiava la giornata del “white flower pride”, con qualche deputato che cantava l’inno alla Democrazia Cristiana. 
Invece noi, incollati al video per ascoltare la nenia dello scrutinio, con lo spoglio delle schede di votazione da parte del Presidente della Camera, ci aspettavamo l’improvvisa apparizione di zio Giulio, De Mita, Segni, Forlani, Cossiga e …. chi più ne ha ne metta.
Ma i neo DC-2.0, nipoti e figli dei balenotteri bianchi degli anni ’70 e ’80, sono riemersi, ed in poco tempo sono riusciti a mettere al Quirinale il grigio Mattarella e l’estroso Renzi a Palazzo Chigi. Non avremmo mai pensato di morire democristiani, ma non ci saremo neanche aspettati che il richiamo della foresta potesse essere così forte anche dopo anni. Ma fare similitudini con lo stile della vecchia politica è azzardato, perché molti protagonisti di oggi, con esclusione di Renzi, nella prima repubblica non potevano neanche ambire alla carica di consigliere Municipale. Ma il democristiano per sua natura non può essere geneticamente modificato e prima o poi il suo carattere, che sia positivo o negativo, emerge con forza nel tempo. Infatti se negli anni del dopo tangentopoli la politica post-democristiana era caratterizzata da quella becera dei “due forni”, oggi, con l’elezione del Presidente della Repubblica, si è passati ad una politica pratica e vecchio stile, che con i suoi metodi poco ortodossi, con tanto bastone e poca carota, non bada troppo al formalismo di palazzo e va avanti.
Morale della storia? La DC è risorta, o forse non è mai morta perché si è evoluta riscoprendo le sue origini.

lunedì 2 febbraio 2015

L’audacia del Premier frega la vecchia politica

Con la votazione del nuovo Presidente della Repubblica il vecchio termine #lettastaisereno è stato rottamato è sostituito con quello di #silviostaisereno, con l'evidente invito alla vecchia politica di andare in pensione. Infatti è palese come l’immobilismo politico legato al vecchio mondo della prima repubblica, e rappresentata dal duo Berlusconi-Alfano, si scontra con la dinamicità di un Premier, che senza badare a troppi tatticismi, indica un nome e chiede che venga votato. Quindi questa elezione del Presidente della Repubblica deve essere vista come un passaggio di testimone alla nuova generazione politica e decretare la fine della seconda repubblica, che di danni ne ha fatti fin troppi. Infatti grazie ad una intelligenza acuta e sottile, condita con un po’ di spregiudicatezza, Renzi sembrerebbe aver preso due piccioni con una fava: da una parte avrebbe fregato Berlusconi facendosi votare la legge elettorale in Senato e dall'altra avrebbe dato un duro colpo alla dissidenza interna. Ma bisogna usare sempre il condizionale, perché nella politica italiana, fatta di tranelli, trame oscure e maldicenze, non si è mai tranquilli. Ma ora, e solo il tempo ne sarà buon  testimone, bisognerà capire se è stato troppo ingenuo Berlusconi o troppo scaltro e machiavellico Renzi, e quanto questo modo di fregare possa continuare a durare.