venerdì 29 novembre 2013

Napolitano chiamato a testimoniare per mafia: Paese normale?

Due eventi apparentemente lontani fra loro e non confrontabili stanno segnando come un solco profondo la politica italiana negli ultimi giorni: la condanna e la decadenza dal Senato della Repubblica di Berlusconi, e l’ordine di deposizione presso un tribunale di Napolitano.
In uno, la Corte di Cassazione conferma la decisione della corte di appello riguardo al processo Mediaset a quattro anni di detenzione (di cui tre beneficiati dall'indulto) a Berlusconi e conseguente decadenza dal Senato per ottemperare alla controversa Legge Severino; l’altro, l’ordine di deporre come testimone al processo sulla trattativa tra pezzi dello Stato e la mafia, a Napolitano. A chiedere l’audizione del Presidente Napolitano è stato il presidente della Corte d’Assise Alfredo Montalto, che ha accolto le richieste dell’accusa rappresentata in aula dal pm Nino Di Matteo. Due eventi fra loro lontani, eventi agli antipodi e molto diversi, ma figli della stessa madre ovvero quella del sistema Italia.
Se i due eventi non avessero coinvolto due importanti personaggi del mondo della politica e dell’architettura istituzionale italiana non ci sarebbe nessuna riflessione da fare, ma il tutto diventa inquinante proprio perché coinvolge una personalità come il Presidente della Repubblica Italiana e il leader del più importante partito,o ex-partito, di centro-destra. Mentre per il caso Berlusconi in un paese normale tutto si sarebbe risolto anni e anni fa, il caso Presidente della Repubblica invece è angosciante e apre grossi interrogativi.
Nessuno di noi pensa che il Presidente della Repubblica sia una persona che possa aver trattato con la mafia, ma la cosa che ci deve far preoccupare e che se queste illazioni possano toccare persino lui, allora non osiamo immaginare cosa possa accadere nei livelli più bassi del complesso Italia e come questo paese sia impregnato di un malessere intimo e insito nel più profondo dell’animo.
È il chiaro segno che il sistema non tiene più e l’intero apparato politico-amministrativo-istituzionale dove essere rivisto. Ma più di ogni altra cosa deve essere rivista anche l’atteggiamento di ognuno di noi e chiedersi perché accade tutto questo.
Purtroppo anche la nostra società, come i vari livelli istituzionali, ha lo stesso malore, ed è facile trovare quei piccoli opportunisti, traditori, condannati, nani e ballerini seduti nello scranno parlamentare anche nei nostri uffici, accanto a noi nella metropolitana, fare la fila al supermercato o passarci vicino mentre camminiamo.
Purtroppo la storia del secolo precedente ci ha insegnato che l’italiano è un tipo strano, capace di passare indenne in ogni stagione: da destra a sinistra, dal centro al movimentismo stellato, salvo poi rincorrere il potente di turno a chieder favori.

Infatti solo oggi mi rendo sempre più conto di quanto avesse ragione Primo Levi quando scriveva: "I mostri esistono, ma sono troppo pochi per essere davvero pericolosi. Sono più pericolosi gli uomini comuni".

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