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da www.italiadomani.net |
Il 12 novembre
2003 un camion sfondò la recinzione della sede della missione Msu dei
carabinieri a Nassiriya, aprendo un varco a un'autobomba. L'attentato uccise 12
militari dell'Arma, cinque dell'Esercito, due civili italiani e 7 iracheni. Le
istituzioni militari e civili come giusto che sia, in questi giorni hanno
commemorato il sacrificio delle persone uccise, ma a distanza di 10 anni purtroppo
il nostro Paese si vede protagonista anche di rigurgiti che mai pensavamo
potessero riemergere contro i nostri soldati. E quando la deputata del Movimento 5 Stelle Emanuela Corda, nel
corso della seduta alla Camera per commemorare la strage di Nassiriya, dichiara
che:«Nessuno ricorda il giovane marocchino che si
suicidò per portare a compimento quella strage. Quando si parla di lui, se ne
parla solo come di un
assassino, e non anche come di una vittima, perché
anch'egli fu vittima oltre che carnefice», allora la pazienza italica provocata
dalla narcotica vita politica scompare.
Parole che hanno fatto riaccendere quel poco di
orgoglio nazionale che è rimasto in noi, perché le frasi della deputata, sembrano
esser risuonate solo perché in cerca di un momento di celebrità, e nulla
serviranno le eventuali parole di scuse o di rettifica da parte della cittadina parlamentare: ormai la frittata è
fatta. Infatti chi siede in Parlamento deve capire, anzi deve pensare non due,
ma dieci volte prima di fare simili dichiarazioni, almeno per rispettare la
memoria delle persone scomparse nel loro anniversario.
Anche perché in
un momento tragico dal punto di vista sociale e politico, come quello che sta
attraversando la nostra società, il nostro Paese deve trarre insegnamento da
chi ha dato la propria vita in una missione di pace e questo gesto deve essere
un faro guida per tutti, soprattutto per chi un giorno si candidata a guidarlo.
Infatti i 12
militari dell'Arma, cinque dell'Esercito, due civili italiani e 7 iracheni uccisi
da un attentatore, sono e rimarranno per molti di noi i nostri eroi e a modo
nostro li vogliamo ricordare con due strofe dell’inno dei Carabinieri, l’Inno alla Virgo Fidelis:
“In una luce fulgida di fiamma, com'ali bianche nell'azzurro ciel,
al tuo trono corrusco, o dolce Mamma, sale il palpito del figlio tuo fedel, che
in silenzio preparò il suo cuore ed in silenzio veglia l'avvenir su lui rivolgi
gli occhi tuoi d'amore rendi nobile e lieve il suo soffrir.
Se di baleni il simbolo d'argento sulla mia fronte ai raggi
guizzerà, e la Bandiera a raffiche di vento nel tripudio di luci ondeggerà,
allor più ardente delle tue legioni un grido solo a Te si leverà, o nostra
stella, che nel ciel risuoni giuramento d'amore e fedeltà.”
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