domenica 24 novembre 2013

Crisi Europea, colpa dell'austerità o altro?

La crisi sta uccidendo il tessuto sociale di molti paesi del sud dell'Unione e questa  viene imputata sopratutto alla politica di austerità imposta da molti leaders europei. Infatti dopo aver creato l'euro, l'Europa è entrata in crisi mettendo a rischio la sua stessa esistenza e molti politici nazionali hanno dato la colpa alla stessa costituzione dell'Unione. Ma come stanno realmente le cose? Perché mai nessuno ha cercato di vedere l'altra faccia della medaglia e domandarsi perché è avvenuto tutto questo e di chi è la colpa? Prima di fare una personale riflessione dobbiamo chiederci se si deve o no continuare a restare nell'euro. Secondo il mio modesto e personale parere la risposta è si, non soltanto perché non credo ad un ritorno indietro di quanto fatto fino ad oggi è gettare via anni e anni di sacrifici,  non perché sono europeista convinto e credo in un Unione federale forte politicamente come gli Stati Uniti d'America, con un saldo governo centrale, un esercito unico ed una banca centrale vera, ma perché il sogno di un vecchio continente unito che sappia affrontare le future sfide mondiali è necessità per la sopravvivenza della stessa nostra civiltà. 
Ogni popolo che forma l'Unione ha una propria caratteristica che ne rappresenta un valore aggiunto, ha una propria radice comune che nel corso dei secoli questa purtroppo è andata in disidratazione. Dobbiamo riprendere il nostro camino originario ed essere consci che la mentalità attuale che forma lo pseudo-governo europeo e i suoi cittadini deve cambiare. Paradossalmente dobbiamo tornare indietro nel tempo e far nostro il pensiero romantico di Mazzini, più attuale che mai. Infatti Mazzini aspirava alla realizzazione della Futura Europa dei popoli, dove le nazioni devono sentirsi ravvicinate da una comune coscienza e civiltà europea, fondata sulla fratellanza e l'uguaglianza sia degli uomini che dei popoli. Nell'organizzare un'Europa di popoli liberi, Mazzini pone l'accento sulla necessità che ciascun popolo non perda la sua identità e individualità; ognuno consapevoli della propria indipendenza nel realizzare la propria missione. 
Il contrario di quello che oggi Bruxelles ci offre e la richiesta di più "Europa vera" si contrappone a quella macchina fatta di formalismo e burocrazia. 
Ma tornando alla domanda iniziale, perché la crisi ci sta uccidendo e di chi la colpa? Uno dei problemi principali è la politica attuale e dalla incapacità delle democrazie occidentali di risolvere i problemi accumulati negli ultimi trenta anni. Colpe imputabili a chi ha responsabilità di governo, ma anche a chi è chiamato a eleggere i propri rappresentanti. In un sistema democratico gli organi istituzionali e governativi non sono altro che la rappresentazione reale di un paese e quindi la perfetta traslazione del pensiero di un paese. E' necessario uno scatto d'orgoglio e cambiare il nostro più intimo pensiero, che poi in democrazia si traduce in partecipazione della vita pubblica. Finché non entreremo nell'ordine delle idee che la costituzione dell'Unione, come è stato per la nostra nazione, deve avvenire prima dentro di noi, l'attuale sistema può cambiare solo se ognuno di noi ne contribuisce alla sua costruzione. Se non si accetta questo lo si dica chiaramente e si dia vita ad un serie di azioni democratiche che contrastino il tutto, ma ad oggi al di lá di qualche teoria, nulla si offre come alternativa: ormai la strada è tracciata. È vero, serviranno molti anni per creare una base comune e una vera politica sociale europea, basti pensare che gli  Usa si hanno messo duecento anni per diventare una granitica Unione. L'importante è che noi europei sappiamo ben interpretare il cambiamento, consci che questo dipende da ognuno di noi, perché il continuo piangersi contro, aiuta solo chi vuole continuare a nuotare nelle acque torbide della contrapposizione ideologica.

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