giovedì 3 ottobre 2013

Lampedusa: la gente muore in mare e l’Europa fa Ponzio Pilato!

foto www.frontierenews.it
Il naufragio a Lampedusa arriva dopo la condanna da parte di Strasburgo sulle politiche immigratorie dell’Italia, giudicate "sbagliate o controproducenti". Eppure nessuno rivolge la domanda contraria, ovvero: cosa ha fatto la Comunità Europea in materia di politica immigratoria e di risoluzione a questa crisi umana? 
Infatti condanna, sentenzia e non emana direttive specifiche affinché possa aiutare lo Stato Italiano ad impedire ulteriori drammi umani. Però obbliga tutti noi cittadini a pagare più tasse, a modificare il nostro stile di vita, a ricordare a tutti la nostra nullità ed è brava ad entrare a “gamba tesa” sul nostro sistema economico-sociale. Non risparmia mai i buoni consigli e sentenzia affermando che a causa di sistemi di intercettazione e di dissuasione inadeguati”, l’Italia si è di fatto trasformata in unacalamita per l’immigrazione”, mirando la fiducia nell'ordine legale europeo.

Ma perché avviene tutto questo? Le cause sono molteplici, e uno dei motivi è data, in primo luogo, dalla mal gestione del processo di globalizzazione e dall'estrema fragilità politica e culturale dell’Europa in materia di politiche immigratorie, determinando di fatto un aumento dell’immigrazione clandestina verso l’Europa.
In più le varie visioni delle politiche migratorie estere dei singoli Paesi europei, non fanno altro che rendere inesistente una volontà politica UE comune che miri ad intraprendere azioni organiche, con il risultato di costringere i singoli Stati ad impegnarsi in azioni bilaterali con i paesi extra-europei.
Infatti si aspettava che la UE fosse in grado di manifestare un approccio etico-culturale e politico-istituzionale unitario, ma che di fatto è assente per il caotico processo di unificazione fatto negli ultimi anni e dal vuoto di potere, proprio di un’autorità sovrana, che non vi è, per un non presente governo politico continentale.
Altro problema sono i costi degli accoglimenti, che non sono a carico dell’Unione Europea, ma esclusivamente dell’Italia, che non riesce poi ad offrire a questi disperati poco nulla.
Bisognerebbe porre con forza la questione a Bruxelles e a Strasburgo, ma i nostri referenti non hanno quello spessore politico e morale affinché il “problema sbarchi” diventi una preoccupazione comunitaria e che coinvolga l’intero continente. Servono azioni incisive, comuni e definitive, perché mentre arrivano freddi ammonimenti in cui si accusa il Bel Paese “di mirare la fiducia dell’ordine legale europeo”, da Bruxelles qualcuno non sembra accorgersi che tanta povera gente muore al largo delle nostre coste. 

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