giovedì 24 ottobre 2013

La Rivolta Ungherese del 1956 segnò anche la fine delle illusioni della sinistra mondiale

Il 23 ottobre del 1956 ebbe inizio la rivolta Ungherese contro l’invasione dell’armata rossa, terminata il giorno 11 novembre dello stesso anno con una dura repressione da parte delle truppe sovietiche. Nella sollevazione armata anti-sovietica morirono 2652 Ungheresi, 720 soldati russi e 250.000 Ungheresi scapparono dalla futura dittatura in occidente.
La rivolta ebbe inizio con una manifestazione pacifica organizzata da migliaia di studenti a cui si aggiunsero altri manifestanti, trasformandosi in rivolta contro la dittatura di Ròkosi e la presenza sovietica nel paese.
Molte furono le critiche a questo intervento, ma molti furono invece i sostegni da parte dell’organizzazioni partitiche comuniste dell’epoca.
In Italia la linea ufficiale del PCI fu dettata da Togliatti, che appoggiò l’intervento dell’armata rossa e votando, insieme agli altri leader comunisti dell’epoca, la condanna a morte dell'ex presidente del Consiglio ungherese Imre Nagy e del generale Pál Maléter, ministro della Difesa, arrestati l'anno prima dalle truppe sovietiche d'occupazione. Per fortuna la base comunista italiana rimase fortemente scossa e negli anni immediatamente successivi si ebbe un calo degli iscritti al PCI. Anche la CGIL prese posizione a favore degli insorti: «La Segreteria della CGIL esprime il suo profondo cordoglio per i conflitti che hanno insanguinato l'Ungheria..., ravvisa in questi luttuosi avvenimenti la condanna storica e definitiva dei metodi antidemocratici e di Governo e di direzione politica ed economica... deplora che sia stato richiesto e si sia verificato in Ungheria l'intervento di truppe straniere...»

Al di là dell’imbarazzo dei comunisti italiani dell’epoca e dal pentimento dopo anni di quello che poi è oggi il Presidente della Repubblica, rimane una brutta pagina della storia europea del dopo guerra.
Dopo quel tragico evento nella sinistra italiana e mondiale si aprì una crisi di coscienza, fino ad allora non scalfita dalle purghe staliniste e dai milioni di morti della collettivizzazione: si comincia finalmente ad aprire uno spiraglio nella coltre siberiana, anche se poi si è dovuto aspettare anni per far emergere il rapporto segreto sui crimini stalinisti.
Ma la rivolta di Budapest rappresenta non solo l'evento che meglio di ogni altro definì il clima della guerra fredda, ma evidenziò anche la prima crepa che palesava il grande orso bianco. Quell’evento, negli anni avvenire ispirò la Primavera di Praga, l'ascesa di Solidarnosc in Polonia e, infine, la caduta del Muro di Berlino
Infatti sotto i cingolati sovietici, nelle strade di Budapest, finì anche una buona parte delle illusioni di una sinistra mondiale, convinta fino a quel momento che oltre cortina, nella zona d'influenza di Mosca, si potesse costruire un nuovo mondo fatto di giustizia ed equità.

http://italiadomani.net/la-rivolta-ungherese-del-1956-segno-anche-la-fine-delle-illusioni-della-sinistra-mondiale/

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