Il
23 ottobre del 1956 ebbe inizio la rivolta Ungherese contro l’invasione dell’armata
rossa, terminata il giorno 11 novembre dello stesso anno con una dura
repressione da parte delle truppe sovietiche. Nella sollevazione armata
anti-sovietica morirono 2652 Ungheresi, 720 soldati russi e 250.000 Ungheresi
scapparono dalla futura dittatura in occidente.
La
rivolta ebbe inizio con una manifestazione pacifica organizzata da migliaia di
studenti a cui si aggiunsero altri manifestanti, trasformandosi in rivolta
contro la dittatura di Ròkosi e la presenza sovietica nel paese.
Molte
furono le critiche a questo intervento, ma molti furono invece i sostegni da
parte dell’organizzazioni partitiche comuniste dell’epoca.
In Italia la linea
ufficiale del PCI fu dettata da Togliatti, che appoggiò l’intervento dell’armata
rossa e votando, insieme agli altri leader comunisti dell’epoca, la condanna a
morte dell'ex presidente del Consiglio ungherese Imre Nagy e del generale Pál
Maléter, ministro della Difesa, arrestati l'anno prima dalle truppe sovietiche
d'occupazione. Per fortuna la base comunista italiana rimase fortemente scossa
e negli anni immediatamente successivi si ebbe un calo degli iscritti al PCI.
Anche la CGIL prese posizione a favore degli insorti: «La Segreteria della CGIL
esprime il suo profondo cordoglio per i conflitti che hanno insanguinato
l'Ungheria..., ravvisa in questi luttuosi avvenimenti la condanna storica e
definitiva dei metodi antidemocratici e di Governo e di direzione politica ed
economica... deplora che sia stato richiesto e si sia verificato in Ungheria
l'intervento di truppe straniere...»
Al
di là dell’imbarazzo dei comunisti italiani dell’epoca e dal pentimento dopo
anni di quello che poi è oggi il Presidente della Repubblica, rimane una brutta
pagina della storia europea del dopo guerra.
Dopo
quel tragico evento nella sinistra italiana e mondiale si aprì una crisi di
coscienza, fino ad allora non scalfita dalle purghe staliniste e dai milioni di
morti della collettivizzazione: si comincia finalmente ad aprire uno spiraglio
nella coltre siberiana, anche se poi si è dovuto aspettare anni per far
emergere il rapporto segreto sui crimini stalinisti.
Ma
la rivolta di Budapest rappresenta non solo l'evento che meglio di ogni altro
definì il clima della guerra fredda, ma evidenziò anche la prima crepa che palesava
il grande orso bianco. Quell’evento, negli anni avvenire ispirò la Primavera di
Praga, l'ascesa di Solidarnosc in Polonia e, infine, la caduta del Muro di
Berlino
Infatti
sotto i cingolati sovietici, nelle strade di Budapest, finì anche una buona
parte delle illusioni di una sinistra mondiale, convinta fino a quel momento
che oltre cortina, nella zona d'influenza di Mosca, si potesse costruire un
nuovo mondo fatto di giustizia ed equità.
http://italiadomani.net/la-rivolta-ungherese-del-1956-segno-anche-la-fine-delle-illusioni-della-sinistra-mondiale/
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