martedì 9 agosto 2016

Referendum Costituzionale: le ragioni del Si e del No a confronto


Il referendum sulla riforma costituzionale previsto per l’autunno prossimo non deve diventare un voto pro o contro il Governo, ma deve essere affrontato in modo responsabile e razionale da tutti noi. Con la vittoria del Si, si confermeranno le modifiche ad alcuni articoli della costituzione, in caso di vittoria del No la riforma sarà bocciata. Ma cosa dice la riforma e cosa si andrà a modificare? Per fare un pò di chiarezza vi allego il link dove si potrà leggere il testo proposto e poi a seguire una tabella in cui si spiega in modo semplice ed in grandi linee i motivi per votare Si o No.  




Si
No
Bicameralismo
Finalmente l’Italia cesserà di essere l’unico paese europeo in cui il Parlamento è composto da due camere eguali, con gli stessi poteri e praticamente la stessa composizione. Il superamento del cosiddetto “bicameralismo paritario” servirà per ridurre il costo degli apparati politici e per rendere l’attività del Parlamento più rapida ed efficace. La Camera dei Deputati darà e toglierà la fiducia al governo, il Senato rappresenterà prevalentemente le istanze e i bisogni di comuni e regioni.
Non verrà superato, ed infatti vi saranno lo stesso due Camere che legiferano insieme su molte materie, anche se non su tutte, quando invece si è persa l’occasione per abolire completamente il Senato e passare al monocameralismo. I ritardi causati dagli attuali passaggi legislativi tra le Camere non sono mai esistiti, ed infatti per molte leggi i tempi di approvazione sono rapidissimi, dipende solo dalla volontà politica.
Per avere leggi in tempi più rapidi
Le proposte di legge non dovranno più pendolare tra Camera e Senato e si arrivi ad un testo condiviso fino alle virgole. Tranne che per alcune limitate materie, di norma la Camera approverà le leggi e il Senato avrà al massimo 40 giorni per discutere e proporre modifiche, su cui poi la Camera esprimerà la decisione finale.
Si moltiplica fino a dieci i procedimenti legislativi e incrementa la confusione.
Costi della politica
Verrà ridotto il numero dei parlamentari, perché i senatori elettivi passeranno da 315 a 95 (più 5 di nomina del Presidente della Repubblica) e non percepiranno indennità; il CNEL verrà abolito, e con esso i suoi 65 membri; i consiglieri regionali non potranno percepire un’indennità più alta di quella del sindaco del capoluogo di regione e i gruppi regionali non avranno più il finanziamento pubblico; le province saranno eliminate dalla Costituzione
I costi del Senato sono ridotti solo di un quinto.
Partecipazione dei cittadini
Il Parlamento avrà l’obbligo di discutere e deliberare sui disegni di legge di iniziativa popolare proposti da 150mila elettori; saranno introdotti i referendum propositivi e d’indirizzo; si abbassa il quorum per la validità dei referendum abrogativi se richiesti da ottocentomila elettori.
Triplica da 50.000 a 150.000 le firme per i disegni di legge di iniziativa popolare.
Competenze di Stato e Regioni
La riforma chiarirà e semplificherà il rapporto tra Stato e Regioni: con l’eliminazione delle cosiddette “competenze concorrenti”, ogni livello di governo avrà le proprie funzioni legislative. Si eviterà  la confusione e la conflittualità tra Stato e Regioni che ingolfa la Corte Costituzionale.
Materie come le grandi reti di trasporto e di navigazione, la produzione, il trasporto e la distribuzione nazionale dell’energia o la formazione professionale saranno di esclusiva competenza dello Stato. Alle Regioni, oltre alle competenze proprie (come l’organizzazione sanitaria, il turismo o lo sviluppo economico locale), potranno essere delegate altre competenze legislative. Sarà un modo per promuovere le Regioni più virtuose.

Conserva e rafforza il potere centrale a danno delle autonomie, private di mezzi finanziari.